Indice dei contenuti
Cosa fermenta nel mondo delle start up e perché sono sempre di più le grandi aziende che acquistano le promettenti nuove imprese? Nel corso degli anni il fatto di creare delle attività con l’obiettivo di exit milionarie è diventato un vero e proprio business.
I maggiori compratori si trovano oltreoceano e, in particolare nella Silicon Valley, dove Google detiene incontrastato il primato. Per fare un esempio, se stilassimo una classifica dei maggiori acquirenti di start up, Big G supererebbe da solo il numero di acquisizioni di tutte le altre 14 aziende che lo seguono.
Dal 2012 solo negli USA sono state acquistate quasi 5.000 neo imprese e investiti 504 miliardi di dollari. Numeri sicuramente straordinari ma, anche in questo mondo luccicante qualcosa sta cambiando, infatti, i famosi venture capitalist e gli acceleratori di start up non vanno più alla ricerca di unicorni come sono stati proprio Google e Facebook (ma anche Uber in periodi più recenti).
Cosa sta cambiando in Silicon Valley?
Queste attività non attirano più e le attenzioni sono sempre più rivolte a piccole start up capaci di risolvere problemi specifici e, soprattutto, in grado di sopportare meglio gli scossoni del mercato. In parole povere, anche nella Silicon Valley, il marketing di nicchia sta conoscendo una nuova età dell’oro.
Ho detto una nuova età dell’oro perché di certo non è un concetto nuovo del marketing e lo dimostrano anche storici prodotti molto famosi (come quelli racchiusi dal sito internetmarketingsemplificato). Di che cosa si tratta?
Se lo vogliamo riassumere possiamo dire che è la capacità di un prodotto, un’azienda o un brand di soddisfare bisogni specifici di un ristretto gruppo di persone. Quindi non si cerca più il modo per raggiungere quante più persone possibili, al contrario l’obiettivo è quello di conquistare e mantenere l’attenzione delle giuste persone, quelle di un target ben preciso.
Quali sono gli obiettivi di un’acquisizione?
Finora abbiamo condotto solo una prima analisi superficiale di quello che sta succedendo nel mondo del business e delle start up, perché le grandi aziende puntano sempre più nell’acquisizione di nuove imprese e hanno l’obiettivo di sviluppare nuove competenze.
Cercare di svilupparle all’interno dell’azienda è difficoltoso ed è anche questo motivo che spinge colossi come Big G ad investire sui neoimprenditori di tutto il mondo, o a MasterCard di investire in acceleratori di start up.
Questo fenomeno dimostra un cambiamento importante all’interno dei mercati, perché evidenzia come i siano sempre più eterogenei e tutto si sta muovendo sempre più verso una realtà segmentata. I clienti hanno quindi necessità sempre più specifiche e vogliono risolvere problemi molto diversi fra loro.
Questo inevitabilmente richiede una grandissima mole di competenze che anche per una grande azienda è impossibile avere, se non attraverso l’acquisizione di nuove start up.
Qual è la soluzione per le PMI?
Se quindi la situazione per chi ha grandi budget è cosi difficile, quale può essere la soluzione per le piccole e medie imprese? Semplice, “colpire” piccoli gruppi di persone (nicchie di mercato) e diventare degli “eroi” di una community ristretta.
I valori di questa community sono il punto di partenza per sviluppare prodotti e servizi che possono essere davvero apprezzati. Insomma, per riassumere il tutto possiamo dire che stiamo assistendo ad un ritorno al “piccolo” e gli investimenti dei grandi player mondiali ne sono una chiara dimostrazione.